Shanghai e Suzhou: perle d’Oriente

Novemila chilometri per ripercorrere a ritroso il viaggio di una perla, arrivando lì dove nasce, nelle acque calme dei canali della Cina orientale. Cosa c’è di meglio che coniugare le mie più grandi passioni? Le perle e i viaggi.

Tralasciando l’aspetto professionale, la Cina è un Paese che mi affascina da sempre, non solo per l’industria perlifera. Una storia millenaria, così diversa dalla nostra, atmosfere mistiche, luoghi incantevoli e grandi contraddizioni. Questa volta le tappe del mio viaggio sono state Shanghai e Suzhou.

Shanghai è il passaggio obbligato per chi arriva da tanto lontano. La megalopoli è talmente estesa e tentacolare da avvolgermi ancor prima che l’aereo tocchi terra sulla pista del Pudong International Airport.

Ciò che colpisce di Shanghai è il contrasto tra le immense e monolitiche strutture in vetro e acciaio e i silenziosi angoli di paradiso, come il Giardino del Mandarino Yu. Ponti, laghetti, canali e carpe rosse che nuotano indisturbate non possono mancare in un giardino pubblico cinese che si rispetti. Esplorando luoghi come questo cominci a comprendere il profondo rapporto dei cinesi con l’acqua. Acqua che impreziosisce i giardini, che collega tra loro città enormi, che è fonte di ricchezza e di commercio. Lo stesso nome Shanghai è traducibile come “sul mare”.
È solo un piccolo assaggio di quello che mi aspetta a Suzhou, a circa 90 km ad ovest di Shanghai.

C’è un’ora di treno veloce a separare la regione dello Jiangsu, in cui si trova Suzhou, dalla stazione ferroviaria di Hongqiao di Shanghai.

Suzhou è una delle “città d’acqua” della Cina. Sorge sulle sponde del Fiume Azzurro, il terzo fiume più lungo del mondo. Metropoli famosa per i suoi ponti in pietra, le pagode e gli splendidi giardini.

Le stole in seta e le perle animano i mercati del centro città.  Spesso si tende ad associare la Cina con merce da poco e cianfrusaglie, ma nel centro di Suzhou la qualità delle botteghe è sopraffina (così come quella della cucina). La gentilezza dei commercianti ti sorprende, anche quando cominci a trattare e a tirare sul prezzo della merce. Loro si armano di calcolatrice e ti dicono se va bene, altrimenti si passa alla controproposta. Sempre con un sorriso e con pacatezza.

Settecento anni fa Marco Polo la definì la “Venezia d’Oriente”. Si emozionò nel vedere quanto quella città così lontana gli ricordasse la propria. Un dedalo di stretti canali su cui si affacciano migliaia e migliaia di piccole abitazioni, Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Tra questi canali lavorano senza sosta i coltivatori di perle d’acqua dolce: curano i molluschi con cura certosina, dedicando il tempo e la pazienza che la nascita di una perla richiede. Incredibile pensare che si tratti di un “rifiuto” di madreperla, il semplice risultato dell’entrata all’interno dell’ostrica di un corpo estraneo, come può essere un granello di sabbia. La reazione del mollusco è quella di proteggersi dal corpo estraneo, creando qualcosa di così raro, bello e prezioso come una perla.

Più volte mi sono recato sugli argini di quei canali, felicissimo nel veder nascere le piccole gemme. Ogni volta, nello schiudere le valve di un’ostrica, la sensazione è quella di essere quasi un esploratore alle prese con un tesoro segreto. Non sai mai quale sorpresa possano riservarti quegli “scrigni” viventi: la forma, le dimensioni, il colore sono sempre un piccolo mistero.

Il coltivatore ti porge con cura il mitile, sorridendoti. Non mastica una sola sillaba d’inglese, ma si fa capire benissimo. Nei suoi occhi, come nei miei, si può leggere la soddisfazione nel vedere finalmente quelle perle alla luce del sole. Un momento di grande empatia, in cui due uomini, provenienti da culture tanto lontane, provano le stesse identiche emozioni. L’esperienza di gemmologo non mi lascia mai, anche in tanta meraviglia; è solo così che posso valutare con cura e scrupolo lo stato, le caratteristiche e la qualità di ogni singola perla, per riuscire così a portare nel nostro laboratorio solo pezzi di alta qualità e adatti al design dei nostri gioielli. Quasi riesco ad immaginarmi l’opera compiuta.

Al ritorno in Italia affido le perle alle cure e alle abilità di designer di Elisa. Mentre una nuova creazione di Eliotis Perle prende vita, in me inizia già a prevalere la voglia di ripartire e fantasticare su cosa potrà riservarmi il prossimo viaggio, unico e sorprendente come ogni perla.